Frutto dello Spirito è la PACE
Veglia di Pentecoste 2019
«E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù» (Fil 4,7).
«E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie!» (Col 3,15)
«Fratelli, siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi» (2Cor 13,11).
Ci chiediamo: in che cosa consiste il “vivere in pace” a cui allude Paolo? E in che modo la pace di Dio/Cristo custodisce i nostri cuori e regna in essi?
Certo, quando pensiamo alla pace, la prima cosa che ci viene alla mente è il suo contrario, ossia la guerra. In molte parti del mondo tanti nostri fratelli e sorelle vivono gli sotto effetti abominevoli delle guerre fratricide, e fanno esperienza del terrore, dell’odio, della violenza, della distruzione e della morte che ogni guerra porta con sé.
Tuttavia, Il rancore, l’odio, la contrapposizione violenta – verbale o comportamentale – sono presenti anche nell’esperienza della nostra quotidianità, e sono il contrario della pace. Così come, per un altro verso, anche l’esperienza dell’inquietudine e dell’angoscia – condizioni sempre più diffuse nella nostra società odierna – sono espressione della mancanza di pace.
Potremmo allora definire la pace, procurata dalla presenza dello Spirito in noi, come quell’atteggiamento che regna – ossia ha la meglio – sull’inquietudine e sull’angoscia interiori, e su tutto ciò che sa di violenza nel nostro modo di parlare e di agire. Anche se il dono della pace che lo Spirito Santo ci offre non sconfigge automaticamente le negatività che sono in noi – e che fanno parte della nostra umanità, debole e limitata –, tuttavia esso ci difende, aiutandoci a mitigarle e ad acquietarle, affinché non abbiano il sopravvento.
Se apriamo, dunque, il nostro cuore allo Spirito, sarà Lui a darci la forza di essere «operatori di pace» (Mt 5,9) e di «vivere nella pace».
Come declinare nella nostra quotidianità, l’essere “operatori di pace” e il “vivere in pace”?:
-Tendere alla pace consiste, innanzitutto, nello semplificare la vita e le cose di tutti i giorni, con l’essere semplicemente noi stessi, in maniera genuina e non artefatta, ossia senza lasciarci soggiogare dall’ansia di dover corrispondere a un cliché o a un’immagine che ci siamo fatti di noi stessi o che gli altri ci hanno appiccicato addosso.
-Essere artigiani della pace, significa adoperarsi per smussare quegli angoli e quelle spigolosità che creano chiusure e distanze, e rendono la vita difficile a noi e agli altri.
- Essere operatori di pace vuol dire prestarsi per mitigare i dissapori e i conflitti, che inevitabilmente sorgono all’interno delle relazioni quotidiane, in famiglia, con gli amici, a scuola o sul lavoro, in comunità, nella realtà civile.
Ebbene, di fronte al dono della pace, che lo Spirito Santo riversa nel cuore di coloro che sono pronti ad accoglierlo, chiediamoci: mi sforzo di semplificare la vita e i suoi problemi, con oggettività e realismo, certo, ma anche con fiducia e speranza?
Mi impegno a smussare gli angoli e a risolvere i conflitti, per costruire relazioni autentiche, più buone, più vere – ossia più pacifiche e pacificanti –, oppure sono tra quelli che si danno da fare per prevalere sugli altri, per confondere le cose con cattiveria, per seminare zizzania con pettegolezzi e maldicenze, o che addirittura godono nell’alimentare contrapposizioni e divisioni?
Amici carissimi, noi non siamo che creature piccole e limitate, e tuttavia abbiamo nel nostro cuore un tesoro prezioso che il Signore ci ha donato e che non dobbiamo occultare: è lo Spirito Santo, lo Spirito della verità, lo Spirito dell’amore, lo Spirito di consolazione, lo Spirito della pace.
Affidiamoci a Lui e fidiamoci di Lui. Allora la nostra vita sarà davvero sostenuta dalla sua presenza, e potremo sperimentare la sua gioia e la sua pace, che niente e nessuno potrà toglierci. E così sia!
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